IT/Prabhupada 0443 - Non c'è Questione di Impersonalismo

Revision as of 16:24, 28 September 2018 by Vanibot (talk | contribs) (Vanibot #0023: VideoLocalizer - changed YouTube player to show hard-coded subtitles version)
(diff) ← Older revision | Latest revision (diff) | Newer revision → (diff)


Lecture on BG 2.8-12 -- Los Angeles, November 27, 1968

Devoto: "Se l'individualità non è un fatto, allora Krishna non avrebbe insistito così tanto anche per il futuro".

Prabhupāda: Sì. Lui dice che non c'era un tempo in cui non eravamo individui, e non ci sarà un tempo futuro in cui non rimarremo individui. E per quanto riguarda il, noi siamo tutti individui. Lo sapete. Quindi, dove è la possibilità di perdere l'individualità? Diventare impersonali? No. Non c'è alcuna possibilità. Questo 'vuotismo', impersonalismo, sono modi artificiali di negare la sconcertante varietà di questa esistenza materiale. Questo è solo il lato negativo. Questo non è il lato positivo. Il lato positivo è, come dice Krishna: tyaktvā dehaṁ punar janma naiti mām eti kaunteya (BG 4.9), "Dopo aver abbandnato questo tabernacolo materiale, si viene a Me" Proprio come dopo aver lasciato questa stanza è necessario entrare in un'altra stanza. Non si può dire: "Dopo aver lasciato questa stanza vivrò nel cielo". Allo stesso modo, dopo aver lasciato questo corpo, se si va da Krishna nel regno spirituale, la vostra individualità ci sarà, ma avrete quel corpo spirituale. Quando c'è il corpo spirituale non ci sono perplessità. Proprio come il vostro corpo è diverso dal corpo degli acquatici. Gli acquatici non hanno nessun disturbo in acqua perché il loro corpo è fatto in quel modo. Possono viverci pacificamente. Voi non potete viverci. Allo stesso modo, se tieni i pesci fuori dall'acqua non possono vivere. Allo stesso modo, siccome siete anime spirituali, non si può vivere in pace in questo mondo materiale. E' estraneo. Ma non appena si entra nel mondo spirituale la vostra vita è eterna, beata e piena di conoscenza, di vera pace. Tyaktvā dehaṁ punar janma naiti (BG 4.9). Krishna dice: "Dopo aver lasciato questo corpo, egli non viene a queste perplessità del mondo materiale". Mām eti, "Egli viene a Me." "Me" significa il Suo regno, il Suo seguto, i Suoi compagni, tutto. Se un uomo ricco o un re dice: "Va bene, tu vieni da me", ciò non significa che lui è impersonale. Se un re dice: "Vieni" significa che ha un suo palazzo, ha il suo segretario, ha il suo bel appartamento, c'è tutto. Come può essere impersonale? Ma dicendo soltanto: "Veni da me", questo "me" vuol dire tutto. Questa "me" non significa impersonale. E abbiamo informazioni dalla Brahma-saṁhitā: lakṣmī-sahasra-śata-sambhrama-sevyamānaṁ... surabhīr abhipālayantam (Bs. 5.29). Quindi Lui non è impersonale. Sostiene le mucche, è con centinaia e migliaia di dee della fortuna, i Suoi amici, il Suo seguito, il Suo regno, la Sua casa, lì c'è tutto. Quindi non c'è questione di impersonalismo.