IT/Prabhupada 0802 - Il Movimento per la Coscienza di Krishna è Così Bello Che Adhira Può Divntare Dhira: Difference between revisions

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Dobbiamo diventare dhīra, e allora non avremo paura della morte. Senza essere dhīra... Ci sono due categorie di uomini: dhīra e adhīra; dhīra è colui che non è disturbato sebbene ci siano cause di disturbo. Si può non essere disturbati quando non c'è una causa di disturbo. Proprio come noi, ora, in questo momento, non abbiamo paura della morte. Ma, appena c'è un terremoto, e abbiamo paura che questo edificio posa cadere -la causa del disturbo- allora diventiamo molto disturbati, a volte urlando. Così, uno che non è disturbato anche se c'è motivo di disturbo è chiamato dhīra. Dhīras tatra na muhyati (BG 2.13). Questa è la dichiarazione della Bhagavad-gītā. Da adhīra dobbiamo diventare dhīra. Ma questo Movimento per la Coscienza di Krishna è così bello che un adhīra può essere dhīra. Questo è il profitto di questo Movimento. Kṛṣṇotkīrtana-gāna-nartana-parau premāmṛtāmbho-nidhī dhīrādhīra. Kṛṣṇotkīrtana-gāna-nartana-parau premāmṛtāmbho-nidhī dhīrādhīra-jana-priyau (Ṣaḍ-gosvāmy-aṣṭaka). Questo Movimento per la Coscienza di Krishna è piacevole per entrambe le categorie di uomini chamate dhīra e adhīra. E' così piacevole. Dhīrādhīra-jana-priyau priya-karau nirmatsarau pūjitau. Fu introdotto da Caitanya Mahāprabhu e seguito dai sei Gosvāmī. Vande rūpa-sanātanau raghu-yugau śrī-jīva-gopālakau.  
Dobbiamo diventare dhīra, e allora non avremo paura della morte. Senza essere dhīra... Ci sono due categorie di uomini: dhīra e adhīra; dhīra è colui che non è disturbato sebbene ci siano cause di disturbo. Si può non essere disturbati quando non c'è una causa di disturbo. Proprio come noi, ora, in questo momento, non abbiamo paura della morte. Ma, appena c'è un terremoto, e abbiamo paura che questo edificio posa cadere -la causa del disturbo- allora diventiamo molto disturbati, a volte urlando. Così, uno che non è disturbato anche se c'è motivo di disturbo è chiamato dhīra. Dhīras tatra na muhyati ([[Vanisource:BG 2.13 (1972)|BG 2.13]]). Questa è la dichiarazione della Bhagavad-gītā. Da adhīra dobbiamo diventare dhīra. Ma questo Movimento per la Coscienza di Krishna è così bello che un adhīra può essere dhīra. Questo è il profitto di questo Movimento. Kṛṣṇotkīrtana-gāna-nartana-parau premāmṛtāmbho-nidhī dhīrādhīra. Kṛṣṇotkīrtana-gāna-nartana-parau premāmṛtāmbho-nidhī dhīrādhīra-jana-priyau (Ṣaḍ-gosvāmy-aṣṭaka). Questo Movimento per la Coscienza di Krishna è piacevole per entrambe le categorie di uomini chamate dhīra e adhīra. E' così piacevole. Dhīrādhīra-jana-priyau priya-karau nirmatsarau pūjitau. Fu introdotto da Caitanya Mahāprabhu e seguito dai sei Gosvāmī. Vande rūpa-sanātanau raghu-yugau śrī-jīva-gopālakau.  


Questo è il movimento per fare che un adhīra diventi dhīra. Ognuno è adhīra. Chi non ha paura della morte? Chi non ne la teme? Naturalmente, quelli troppo agnostici lo dimenticano, ma c'è sofferenza. Lo possiamo vedere da come uno soffre al momento della morte. Ci sono alcuni uomini che muoiono... Al giorno d'oggi è diventato molto comune il coma. Uno è sdraiato nel letto per settimane, due settimane, nel lamento; la vita non se ne va per coloro che sono molto, molto peccaminosi. C'è un grande dolore al momento della morte, c'è grande sofferenza al momento della nascita, c'è dolore quando si è malati e ci sono tante pene quando si è vecchi. Il corpo non è forte. Soffriamo in tanti modi, soprattutto reumatismi e indigestione. Poi la pressione sanguigna, mal di testa, tante cose. Quindi si dovrebbe essere allenati a diventare dhīra. Questi disturbi ci rendono adhīra, e noi dovremmo allenarci a diventare dhīra. Questa è educazione spirituale. Si deve sapere che mātrā-sparśās tu kaunteya śītoṣṇa-sukha-duḥkha-dāḥ ([[Vanisource:BG 2.14|BG 2.14]]). Queste sofferenze, mātrā-sparśāḥ, tan-mātra. A causa dei sensi, della percezione sensoriale, soffriamo. E i sensi sono fatti di natura materiale. Quindi, si deve essere al di sopra della natura materiale e allora si può diventare dhīra. In caso contrario, si deve rimanere adhīra. Dhīrādhīra-jana-priyau priya-karau.
Questo è il movimento per fare che un adhīra diventi dhīra. Ognuno è adhīra. Chi non ha paura della morte? Chi non ne la teme? Naturalmente, quelli troppo agnostici lo dimenticano, ma c'è sofferenza. Lo possiamo vedere da come uno soffre al momento della morte. Ci sono alcuni uomini che muoiono... Al giorno d'oggi è diventato molto comune il coma. Uno è sdraiato nel letto per settimane, due settimane, nel lamento; la vita non se ne va per coloro che sono molto, molto peccaminosi. C'è un grande dolore al momento della morte, c'è grande sofferenza al momento della nascita, c'è dolore quando si è malati e ci sono tante pene quando si è vecchi. Il corpo non è forte. Soffriamo in tanti modi, soprattutto reumatismi e indigestione. Poi la pressione sanguigna, mal di testa, tante cose. Quindi si dovrebbe essere allenati a diventare dhīra. Questi disturbi ci rendono adhīra, e noi dovremmo allenarci a diventare dhīra. Questa è educazione spirituale. Si deve sapere che mātrā-sparśās tu kaunteya śītoṣṇa-sukha-duḥkha-dāḥ ([[Vanisource:BG 2.14 (1972)|BG 2.14]]). Queste sofferenze, mātrā-sparśāḥ, tan-mātra. A causa dei sensi, della percezione sensoriale, soffriamo. E i sensi sono fatti di natura materiale. Quindi, si deve essere al di sopra della natura materiale e allora si può diventare dhīra. In caso contrario, si deve rimanere adhīra. Dhīrādhīra-jana-priyau priya-karau.
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Latest revision as of 17:24, 28 September 2018



Lecture on SB 1.7.18 -- Vrndavana, September 15, 1976

Dobbiamo diventare dhīra, e allora non avremo paura della morte. Senza essere dhīra... Ci sono due categorie di uomini: dhīra e adhīra; dhīra è colui che non è disturbato sebbene ci siano cause di disturbo. Si può non essere disturbati quando non c'è una causa di disturbo. Proprio come noi, ora, in questo momento, non abbiamo paura della morte. Ma, appena c'è un terremoto, e abbiamo paura che questo edificio posa cadere -la causa del disturbo- allora diventiamo molto disturbati, a volte urlando. Così, uno che non è disturbato anche se c'è motivo di disturbo è chiamato dhīra. Dhīras tatra na muhyati (BG 2.13). Questa è la dichiarazione della Bhagavad-gītā. Da adhīra dobbiamo diventare dhīra. Ma questo Movimento per la Coscienza di Krishna è così bello che un adhīra può essere dhīra. Questo è il profitto di questo Movimento. Kṛṣṇotkīrtana-gāna-nartana-parau premāmṛtāmbho-nidhī dhīrādhīra. Kṛṣṇotkīrtana-gāna-nartana-parau premāmṛtāmbho-nidhī dhīrādhīra-jana-priyau (Ṣaḍ-gosvāmy-aṣṭaka). Questo Movimento per la Coscienza di Krishna è piacevole per entrambe le categorie di uomini chamate dhīra e adhīra. E' così piacevole. Dhīrādhīra-jana-priyau priya-karau nirmatsarau pūjitau. Fu introdotto da Caitanya Mahāprabhu e seguito dai sei Gosvāmī. Vande rūpa-sanātanau raghu-yugau śrī-jīva-gopālakau.

Questo è il movimento per fare che un adhīra diventi dhīra. Ognuno è adhīra. Chi non ha paura della morte? Chi non ne la teme? Naturalmente, quelli troppo agnostici lo dimenticano, ma c'è sofferenza. Lo possiamo vedere da come uno soffre al momento della morte. Ci sono alcuni uomini che muoiono... Al giorno d'oggi è diventato molto comune il coma. Uno è sdraiato nel letto per settimane, due settimane, nel lamento; la vita non se ne va per coloro che sono molto, molto peccaminosi. C'è un grande dolore al momento della morte, c'è grande sofferenza al momento della nascita, c'è dolore quando si è malati e ci sono tante pene quando si è vecchi. Il corpo non è forte. Soffriamo in tanti modi, soprattutto reumatismi e indigestione. Poi la pressione sanguigna, mal di testa, tante cose. Quindi si dovrebbe essere allenati a diventare dhīra. Questi disturbi ci rendono adhīra, e noi dovremmo allenarci a diventare dhīra. Questa è educazione spirituale. Si deve sapere che mātrā-sparśās tu kaunteya śītoṣṇa-sukha-duḥkha-dāḥ (BG 2.14). Queste sofferenze, mātrā-sparśāḥ, tan-mātra. A causa dei sensi, della percezione sensoriale, soffriamo. E i sensi sono fatti di natura materiale. Quindi, si deve essere al di sopra della natura materiale e allora si può diventare dhīra. In caso contrario, si deve rimanere adhīra. Dhīrādhīra-jana-priyau priya-karau.